La crisi idrica e i cambiamenti climatici mettono in allarme il settore artigianale in Sardegna. Con temperature record e precipitazioni sempre più scarse, gli artigiani si trovano a dover affrontare sfide crescenti legate alla scarsità d’acqua, una risorsa essenziale per molte attività produttive dell’isola.
Secondo un’analisi di Confartigianato Sardegna, sono oltre 6.000 le imprese definite “idro-esigenti”, ovvero quelle che dipendono da un elevato consumo d’acqua per svolgere le loro attività. Queste imprese operano in settori manifatturieri e nei servizi alla persona, impiegando complessivamente più di 18.000 lavoratori. La crisi idrica, oltre a danneggiare l’ambiente, potrebbe avere conseguenze dirette su questo importante segmento dell’economia regionale.
In particolare, i settori più colpiti sono quelli che fanno un uso intensivo dell’acqua, come l’estrazione, il tessile, la petrolchimica e la farmaceutica, che insieme consumano quasi il 32% delle risorse idriche dell’isola. L’industria estrattiva utilizza 21,7 litri d’acqua per euro di produzione, il tessile 20,9 litri, mentre altri settori chiave, come quello della gomma e della plastica, consumano circa 12,4 litri per ogni euro di produzione. Solo in questi settori lavorano più di 9.500 persone, di cui oltre 3.700 sono artigiani.
Anche i servizi alla persona, come lavanderie, acconciatori ed estetisti, risultano fortemente influenzati dalla carenza idrica, con un consumo d’acqua superiore a quello di una famiglia media. In questo contesto operano altre 4.000 imprese con 8.500 dipendenti, evidenziando come la crisi dell’acqua abbia un impatto trasversale su molteplici settori dell’economia sarda.
Lo spreco d’acqua: una sfida infrastrutturale
Oltre alla siccità, un altro grave problema che colpisce la Sardegna è lo spreco d’acqua. Secondo una recente indagine della CGIA di Mestre, nell’isola viene perso il 52,8% dell’acqua immessa nelle reti, un dato superiore alla media nazionale del 51,9%. La Sardegna si posiziona al quarto posto tra le regioni italiane con il maggior tasso di dispersione idrica, subito dopo Basilicata, Abruzzo e Molise.
Tra le città più sprecone spicca Sassari, che registra perdite del 63,4%, seguita da Oristano con il 60,4% e Nuoro con il 55,1%. La capitale regionale, Cagliari, perde il 53,5% dell’acqua, mentre Carbonia si distingue come il capoluogo più virtuoso con solo il 21,7% di perdite. Questi dati sollevano un forte allarme sulla necessità di interventi urgenti per migliorare la rete idrica dell’isola.
Confartigianato: “Sfruttare i fondi europei per prevenire il collasso idrico“
Le imprese sarde chiedono azioni concrete per prevenire il collasso del sistema idrico e produttivo. Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Sardegna, sottolinea l’importanza di investimenti pubblici per modernizzare le infrastrutture e contrastare i danni provocati dal cambiamento climatico: “Le elevate temperature e la crisi idrica evidenziano la necessità di agire subito per proteggere l’economia locale e i posti di lavoro.”
Daniele Serra, segretario regionale di Confartigianato, ribadisce l’urgenza di sfruttare i fondi europei, in particolare quelli del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), per realizzare nuovi invasi e migliorare le reti distributive: “Serve una pianificazione a lungo termine per non farci trovare impreparati di fronte a future emergenze idriche, che potrebbero mettere a rischio non solo le attività produttive ma anche la vita quotidiana dei sardi.”
L’appello è chiaro: le istituzioni devono agire tempestivamente per migliorare l’efficienza della rete idrica e salvaguardare l’economia dell’isola, investendo in nuove infrastrutture e tecnologie per contrastare l’effetto devastante dei cambiamenti climatici.